Netanyahu promette la vittoria completa, inclusa l’offensiva su Rafah
14 Feb 2024 - Mondo
Netanyahu: “Combatteremo fino alla vittoria completa”
Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato sui social media la ferma intenzione di Israele di portare avanti le operazioni militari fino alla “vittoria completa”, inclusa una significativa offensiva a Rafah, dopo aver permesso alla popolazione civile di lasciare le zone di combattimento. Queste parole risuonano come un eco di determinazione nel contesto di un conflitto che si intensifica, sottolineando la volontà di Israele di perseguire i suoi obiettivi militari nonostante le crescenti preoccupazioni internazionali.
Le richieste degli USA: Sicurezza e assistenza per i civili
Dall’altra parte dell’Atlantico, la Casa Bianca, tramite il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, ha espresso preoccupazione per il destino di oltre un milione di palestinesi rifugiati a Rafah, una città al confine con l’Egitto. Sullivan ha sottolineato l’importanza di fornire risposte concrete non solo sulla destinazione di questi civili ma anche su come garantire loro assistenza essenziale come cibo, medicine, acqua e riparo. Le operazioni militari, ha avvertito, potrebbero gravemente interrompere la distribuzione di questi aiuti vitali.
La posizione dell’Egitto e le preoccupazioni internazionali
La vicinanza di Rafah al confine egiziano aggiunge un ulteriore strato di complessità alla situazione. L’Egitto, esprimendo preoccupazioni per le potenziali conseguenze di un’offensiva su larga scala, si trova in una posizione delicata. Sullivan ha evidenziato la necessità di risposte chiare anche a queste preoccupazioni, indicando che sono in corso colloqui con le autorità israeliane per affrontare queste questioni critiche.
L’allarme dell’OMS: Un attacco a Rafah sarebbe una catastrofe
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un severo avvertimento sulle conseguenze di un’offensiva militare israeliana su vasta scala contro Rafah, descrivendola come un potenziale disastro umanitario di proporzioni inimmaginabili. Richard Peeperkorn, rappresentante dell’OMS per Gaza e la Cisgiordania, ha sottolineato come un tale attacco potrebbe spingere il sistema sanitario sull’orlo del collasso. Ha inoltre criticato le restrizioni imposte da Israele alla distribuzione di aiuti medici, evidenziando la necessità di corridoi umanitari per consentire alle organizzazioni internazionali di svolgere il loro lavoro vitale.
La trattativa sugli ostaggi e la posizione di Netanyahu
In mezzo a queste tensioni, la trattativa per una tregua e il rilascio degli ostaggi continua a incontrare ostacoli. Nonostante gli sforzi diplomatici, inclusi quelli del direttore della CIA William Burns e del premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, Netanyahu ha respinto le richieste di Hamas, considerandole “deliranti”. Questa decisione ha suscitato forti critiche dalle famiglie degli ostaggi, che vedono nel rifiuto di proseguire i colloqui al Cairo una condanna a morte per i loro cari.
La situazione a Rafah rimane tesa e complessa, con implicazioni che vanno ben oltre i confini della città. Mentre le operazioni militari continuano e le trattative diplomatiche cercano di trovare una via d’uscita, la comunità internazionale rimane in attesa di soluzioni concrete che possano portare a una risoluzione pacifica e umanitaria del conflitto.