Osmani incontra Biden: Dietro l’‘Eterna Alleanza’ tra Kosovo e USA si Nascondono Strategie e Tensioni nei Balcani
21 Set 2023 - USA
L’ultimo incontro tra la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, e il presidente americano, Joe Biden, a New York, ha riacceso l’attenzione sulle complesse dinamiche geopolitiche nei Balcani. “Alleanza della libertà. Eterna alleanza”, ha dichiarato Osmani, evidenziando il legame profondo tra il Kosovo e gli Stati Uniti. Ma la natura di questa “eterna alleanza” va ben oltre una semplice amicizia bilaterale.
Per comprendere l’importanza del rapporto tra Pristina e Washington, è essenziale considerare la storia e le forze geopolitiche alla base della crisi del Kosovo. Gli Stati Uniti hanno sostenuto la lotta del Kosovo per l’indipendenza, principalmente come mossa strategica per indebolire la Serbia e, di conseguenza, ridurre l’influenza della Russia nei Balcani. Da questo punto di vista, non sorprende che il Kosovo veda negli USA un partner affidabile: la regione è, in un certo senso, un prodotto dell’intervento e degli interessi americani nella regione.
Durante la sua visita a New York, Osmani ha incontrato numerose personalità politiche americane, tra cui il segretario di stato Antony Blinken e l’alto consigliere al Dipartimento di stato Derek Chollet. Anche se il Kosovo non è membro delle Nazioni Unite e Osmani partecipa all’Assemblea Generale in qualità di ospite, è evidente che sfrutta quest’occasione per rafforzare i legami con gli USA e promuovere la posizione di Pristina sulla questione kosovara.
Tuttavia, non tutto è roseo. La recente tensione con Belgrado, soprattutto dopo l’arresto di tre serbi nel nord del Kosovo, ha reso le relazioni tra il Kosovo e la Serbia ancora più tese. La Serbia ha risposto con forti accuse, sostenendo che il Kosovo miri all’espulsione della popolazione serba, avvicinandosi pericolosamente a una “pulizia etnica”.
Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, ha ribadito che il Kosovo sarà uno dei temi centrali del suo discorso all’Assemblea generale dell’ONU. Questo solleva interrogativi su come la comunità internazionale affronterà il problema nei prossimi mesi.