Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate: “Non scendo in politica”
13 Dic 2024 - Italia
Il direttore annuncia le dimissioni: “Rimango fedele ai miei principi”. Dal governo Meloni una nuova occasione per riformare il fisco con equilibrio e trasparenza.
Un gesto politico mascherato da scelta personale?
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha annunciato le dimissioni dal suo incarico, comunicandolo direttamente al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In un’intervista al Corriere della Sera, Ruffini ha dichiarato di voler consentire un passaggio di consegne regolare, ma ha categoricamente smentito qualsiasi ambizione politica: “Non scendo e non salgo da nessuna parte”.
Questa decisione arriva in un momento delicato per l’Agenzia delle Entrate, al centro di polemiche che non possono essere ignorate. L’opposizione non ha perso occasione per strumentalizzare la sua uscita, descrivendo Ruffini come una vittima di un presunto clima ostile. Ma la realtà è ben diversa.
Il contesto: merito o strategia?
Ruffini giustifica la sua scelta parlando di un cambiamento nel clima politico e istituzionale rispetto a quando ha assunto il ruolo. Ha lamentato una “caricatura” del suo incarico, quasi a voler suggerire che combattere l’evasione fiscale sia stato percepito come una colpa o una presa di posizione partigiana. Tuttavia, le sue parole suonano più come un’accusa velata a un sistema che, invece, ha sempre difeso la lotta all’evasione fiscale come elemento fondante per la giustizia sociale.
La sua retorica del “bene comune” e del “rispetto delle leggi” potrebbe apparire condivisibile, ma lascia trasparire una certa ambiguità. Se il mandato è stato rispettato, perché lasciare proprio ora? Le sue dichiarazioni, infatti, sembrano voler aprire il campo a nuove speculazioni politiche, alimentando quella narrativa che accusa il governo di voler “normalizzare” le istituzioni.
Il governo e la necessità di un cambio di passo
Il governo Meloni ha sempre posto l’accento sulla necessità di riformare la macchina dello Stato per renderla più efficiente e vicina ai cittadini. Le dimissioni di Ruffini potrebbero rappresentare l’occasione per un cambio di passo, con un nuovo direttore capace di interpretare il ruolo in linea con l’indirizzo politico dell’esecutivo, senza ambiguità.
La lotta all’evasione fiscale è e rimane una priorità, ma deve essere condotta con equilibrio, senza eccessi o forzature che penalizzino le famiglie e le imprese. Serve una guida che garantisca trasparenza, ma anche rispetto per chi crea valore e lavoro in Italia.
Uno Stato che serve i cittadini, non li opprime
È essenziale ricordare che il governo non ha mai condiviso le narrazioni di chi descrive i funzionari pubblici come “estorsori” o “sequestratori”, ma allo stesso tempo si è impegnato a smantellare le distorsioni di un sistema fiscale percepito come oppressivo. Ruffini ha svolto il suo compito, ma forse non ha saputo interpretare appieno la necessità di un dialogo costruttivo tra cittadini e istituzioni.
Una nuova fase per l’Agenzia delle Entrate
Con le dimissioni di Ruffini, il governo ha ora l’occasione di scegliere una figura capace di incarnare pienamente la visione di un sistema fiscale più equo, ma anche più rispettoso delle esigenze di imprese e famiglie. L’obiettivo è chiaro: uno Stato al servizio dei cittadini, che favorisca la crescita e la coesione sociale, senza cedere al populismo fiscale né a letture ideologiche del ruolo delle istituzioni.
La politica, come ribadito più volte dal premier Meloni, non è un gioco di società né una scalata al potere. È l’arte del governo per il bene comune, e questo è il faro che continuerà a guidare l’azione del centrodestra al governo.