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Santanchè smentisce: “Mai detto chissenefrega del partito”

28 Gen 2025 - Italia

La ministra del Turismo replica alle accuse sui giornali e difende il suo ruolo: “Dimissioni solo se richieste dal premier”.

Santanchè smentisce: “Mai detto chissenefrega del partito”

La difesa della ministra e le dichiarazioni contestate

Il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, è finita al centro dell’attenzione mediatica per alcune dichiarazioni rilasciate a Gedda, in Arabia Saudita, che hanno suscitato reazioni sia all’interno di Fratelli d’Italia che tra le fila dell’opposizione. Accusata da alcuni quotidiani di aver mostrato disinteresse verso il partito, Santanchè ha prontamente smentito, chiarendo il senso delle sue parole:

«I giornali possono scrivere quello che vogliono, anche quelli che non c’erano quando parlavo, ma non scrivere quello che non ho detto. Quanto letto oggi su alcuni quotidiani nazionali mi lascia basita. Ricostruzioni fantasiose di mie dichiarazioni che non hanno niente a che fare con me».
Santanchè ha sottolineato di possedere una registrazione che conferma quanto realmente detto: «Non ho mai detto ‘chissenefrega’ del partito, ma ‘chissenefrega’ di chi mi critica». Ha inoltre ribadito la propria fedeltà al premier Meloni: «Sono una donna di partito ed è evidente che se il mio presidente del consiglio mi chiedesse di dimettermi, non avrei dubbi».

Le accuse legali: un peso sull’immagine del governo

Nonostante la smentita delle dichiarazioni travisate, resta aperta la questione delle accuse legali che coinvolgono la ministra. Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio con l’accusa di falso in bilancio per il suo ruolo nel gruppo editoriale Visibilia. Il processo, che inizierà a marzo 2025, riguarda presunte irregolarità finanziarie risalenti al periodo 2016-2022.

Queste accuse, sebbene ancora tutte da dimostrare, rischiano di minare non solo la credibilità della ministra, ma anche l’immagine di un governo che ha sempre posto il rispetto delle istituzioni e la legalità come valori fondamentali.

Una questione di opportunità politica

Le reazioni interne al partito non si sono fatte attendere. In molti, tra cui figure di primo piano di Fratelli d’Italia, hanno espresso disagio per una situazione che inevitabilmente genera imbarazzo e offre terreno fertile agli attacchi dell’opposizione. Da parte sua, Giuseppe Conte (M5S) ha colto l’occasione per lanciare l’ennesima invettiva:

«Se non hanno la decenza di cacciare dal ministero del Turismo chi va a processo per falso in bilancio, abbiano almeno il coraggio di portarla in Parlamento per un dibattito pubblico».
Anche Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) si è unito al coro, accusando il governo di essere “attaccato alle poltrone”.

La necessità di una riflessione per il bene del Paese

Fratelli d’Italia ha sempre incarnato l’idea di una politica capace di rinnovarsi e di dimostrarsi coerente con i propri principi. Proprio per questo, è legittimo chiedersi se, al di là della difesa personale di Santanchè, sia opportuno che una ministra rinviata a giudizio resti in carica in un momento così delicato per il Paese.

Giorgia Meloni, che ha saputo dimostrare fermezza in molte scelte politiche, potrebbe trovare nella richiesta di dimissioni una soluzione dignitosa per proteggere l’immagine del governo e rafforzare la credibilità dell’intero esecutivo. Difendere le istituzioni non significa proteggere i singoli, ma garantire che chi le rappresenta non sia oggetto di ombre o sospetti.

Se Santanchè desidera davvero salvaguardare il progetto politico di Fratelli d’Italia, potrebbe scegliere di fare un passo indietro, dimostrando che il partito è più importante delle ambizioni personali. Un gesto simile, lungi dall’essere una sconfitta, sarebbe un segnale di grande forza e maturità politica, a beneficio del governo e dell’Italia tutta.

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