Segretario di Stato del Wyoming Contesta la Definizione di Trump come “Insurrezionista”
7 Dic 2023 - USA
Nel panorama politico americano, già segnato da profonde divisioni, emerge una nuova controversia che coinvolge Chuck Gray, Segretario di Stato del Wyoming. La questione si concentra sul ricorso da parte di Gray alla Corte Suprema del Colorado, che sfida la definizione dell’ex Presidente Donald Trump come “insurrezionista” in relazione agli eventi del 6 gennaio 2021.
Questa azione di Gray, che ha trovato il sostegno dei Segretari di Stato del Missouri e dell’Ohio, segna un punto di svolta nel dibattito politico e giuridico degli Stati Uniti. Il Segretario di Stato del Wyoming ha enfatizzato la necessità di proteggere l’integrità del processo elettorale e ha espresso critiche verso le azioni legali intraprese da alcuni gruppi, ritenute da lui infondate e mosse da motivazioni politiche.
La controversia trae origine da una causa intentata da un gruppo di elettori del Colorado. Essi sostenevano che Trump non dovesse essere ammesso a ricoprire cariche politiche, basandosi su una clausola dell’epoca della Guerra Civile presente nel 14° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Tale clausola prevede che chiunque abbia partecipato a insurrezioni o ribellioni contro la Costituzione sia inammissibile per cariche pubbliche. I querelanti hanno argomentato che le azioni di Trump durante gli eventi del 6 gennaio 2021 al Campidoglio degli Stati Uniti costituissero una violazione di questa clausola.
Il giudice distrettuale del Colorado, Sarah B. Wallace, ha respinto la richiesta di escludere Trump dalle primarie dello stato, ma ha stabilito che l’ex presidente si fosse impegnato in un’insurrezione quel giorno. Questa decisione ha provocato una forte reazione da parte di Gray e di altri funzionari, che percepiscono in essa un pericoloso precedente per l’uso politico della legge e un tentativo di influenzare il processo elettorale.
Gray ha espresso preoccupazione per il potenziale impatto di tali azioni legali sugli elettori di uno stato, temendo che possano alterare artificialmente il momentum di un candidato nelle primarie o nei caucus. Ha inoltre criticato l’uso della relazione della Commissione della Camera sull’Attacco del 6 Gennaio come prova nel processo, sostenendo che la commissione fosse affetta da pregiudizi nonostante fosse etichettata come “bipartisan”.