Siria, nuova offensiva ribelle: il regime di Assad vacilla
7 Dic 2024 - Medio Oriente
Le forze ribelli avanzano nel nord-ovest conquistando città strategiche. Il regime di Assad dipende sempre più da Russia e Iran, mentre la crisi umanitaria si aggrava.
Siria: escalation militare e complessità geopolitiche
In Siria c’è una nuova intensificazione dei combattimenti che rischia di compromettere ulteriormente la stabilità regionale. Mentre il governo di Bashar al-Assad affronta crescenti sfide sul piano militare ed economico, il ruolo degli attori internazionali si conferma cruciale per definire il futuro del Paese.
Ribelli in avanzata e fragilità del governo
Le recenti offensive delle forze ribelli, guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), hanno portato alla conquista di città strategiche come Hama e a progressi significativi nelle aree di Aleppo e Idlib. Questo slancio militare mette in evidenza la persistente fragilità del governo di Assad, che nonostante il supporto russo e iraniano fatica a mantenere il controllo del territorio.
I ribelli sembrano aver beneficiato di una maggiore coordinazione tra fazioni disparate, un fatto che ha permesso di sfruttare le debolezze dell’esercito governativo, sempre più logorato da oltre un decennio di conflitto. Le forze armate di Damasco, supportate dai raid aerei russi, hanno cercato di contenere l’avanzata, ma la situazione sul campo appare sempre più critica.
Il peso degli alleati di Assad
Il governo di Assad si regge in gran parte sull’appoggio di Mosca e Teheran, i due principali sponsor internazionali. La Russia ha intensificato i bombardamenti aerei nelle ultime settimane, con l’obiettivo di rallentare l’avanzata ribelle e garantire la sicurezza delle proprie basi militari nella regione. Tuttavia, l’efficacia di queste operazioni è limitata dalla crescente capacità dei ribelli di adattarsi alle tattiche russe.
L’Iran, dal canto suo, mantiene un ruolo chiave nella logistica e nel supporto delle milizie filogovernative, ma ha iniziato a ridurre la propria presenza diretta sul terreno, evacuando personale e comandanti delle Guardie Rivoluzionarie. Questo potrebbe indicare una ricalibrazione della strategia iraniana, forse dovuta alle pressioni economiche interne e alle tensioni crescenti con Israele.
Le implicazioni regionali
La Turchia osserva con attenzione gli sviluppi, preoccupata per la possibilità di una nuova ondata di rifugiati che potrebbe spingersi verso i suoi confini. Ankara, che mantiene una presenza militare nel nord della Siria, è anche interessata a contenere l’influenza curda nella regione, un fattore che aggiunge ulteriore complessità al conflitto.
Israele, nel frattempo, continua a monitorare da vicino le attività iraniane in Siria, intensificando i raid aerei su obiettivi collegati a Teheran. La recente escalation ha portato Tel Aviv a rafforzare le proprie postazioni difensive nelle Alture del Golan, sottolineando il rischio che la crisi siriana possa trasformarsi in un confronto diretto tra potenze regionali.
Crisi umanitaria e risposta internazionale
La situazione umanitaria si aggrava rapidamente. Le Nazioni Unite stimano che circa 280.000 persone siano state sfollate dall’inizio delle ultime offensive, con il rischio che questo numero superi il milione nei prossimi mesi. La mancanza di fondi internazionali per gli aiuti rende la risposta umanitaria drammaticamente insufficiente, esponendo la popolazione civile a rischi sempre maggiori.
Sul piano internazionale, gli Stati Uniti hanno rinnovato i propri avvisi di evacuazione per i cittadini americani in Siria, segnalando un deterioramento delle condizioni di sicurezza. Allo stesso tempo, l’Unione Europea appare frammentata nella sua risposta, limitandosi a dichiarazioni di preoccupazione senza una strategia chiara per affrontare le conseguenze del conflitto.
Prospettive future
La Siria rimane un nodo centrale nelle dinamiche geopolitiche del Medio Oriente. Con il governo di Assad sempre più dipendente dai suoi alleati e una frammentazione crescente tra le forze ribelli, il conflitto potrebbe entrare in una nuova fase di instabilità prolungata. Inoltre, la competizione tra Russia, Iran, Turchia e Israele per influenzare gli sviluppi sul terreno rischia di trasformare il Paese in un teatro di scontro indiretto tra potenze regionali.
Il futuro della Siria appare, ancora una volta, segnato da incertezze profonde e da un intreccio di interessi contrapposti che rendono difficile intravedere una soluzione politica sostenibile.