Stretta del Governo sulla Sicurezza: basta abusi e impunità
6 Apr 2025 - Italia
Il decreto voluto da Meloni tutela chi indossa la divisa, introduce il reato di rivolta carceraria, colpisce i finti manifestanti e mette fine al trucco delle gravidanze usate per evitare il carcere.

Il nuovo Decreto Sicurezza: la fine dell’impunità per chi semina il caos
Con l’approvazione del Decreto Sicurezza da parte del Consiglio dei Ministri il 4 aprile 2025, il governo guidato da Giorgia Meloni dimostra ancora una volta di avere il coraggio di prendere decisioni chiare, incisive e profondamente politiche, in un Paese dove per troppo tempo l’ideologia del permissivismo ha dominato la scena.
Si tratta di un pacchetto organico di misure che restituisce dignità alle forze dell’ordine, tutela i cittadini onesti e mette fine a troppe zone grigie giuridiche che hanno favorito per decenni l’illegalità diffusa.
Forze dell’ordine finalmente tutelate: chi rischia la vita merita protezione
Uno degli aspetti centrali del decreto è la protezione legale per poliziotti e carabinieri che si trovino sotto indagine per fatti commessi durante l’esercizio delle loro funzioni. Per anni abbiamo assistito alla vergogna di servitori dello Stato costretti a pagarsi le spese legali per aver difeso i cittadini. Ora lo Stato interviene: fino a 10.000 euro a fase processuale saranno coperti. Nessuna impunità, ma fine della criminalizzazione ideologica della divisa.
Bodycam e trasparenza: lo Stato sta con chi fa rispettare la legge
Il decreto prevede anche la diffusione delle bodycam durante i servizi operativi. Un doppio vantaggio: da un lato si garantisce trasparenza e tracciabilità delle operazioni, dall’altro si protegge l’agente da false accuse, spesso cavalcate dai soliti centri sociali o associazioni ideologizzate, pronte a dipingere chi mantiene l’ordine come un mostro.
Basta con il trucco delle rom incinte: anche la maternità ha dei limiti
Un altro tassello decisivo del provvedimento riguarda la gestione delle donne incinte o con figli sotto l’anno di età. Per troppo tempo si è assistito all’abuso sistematico di questa tutela da parte di soggetti che nulla hanno a che vedere con il concetto di maternità responsabile. Non è un mistero per nessuno che alcune comunità, in particolare quella rom, abbiano costruito un vero e proprio metodo criminale attorno a questo status: donne che rubano, borseggiano o partecipano a bande organizzate, sapendo che una gravidanza le rende praticamente intoccabili.
Con il nuovo decreto, le cose cambiano. La custodia attenuata sarà sì garantita, ma il giudice potrà finalmente valutare la gravità del reato e le reali condizioni del minore. Una misura di buon senso che riconsegna la legge alla realtà, contro il buonismo suicida delle toghe ideologizzate.
Rivolte in carcere? Da oggi si paga
Nel clima di violenza e disprezzo per le istituzioni che ha preso piede anche dietro le sbarre, arriva finalmente il reato specifico di “rivolta carceraria”. Sei anni di carcere per chi organizza o partecipa a sommosse.
Basta blocchi stradali: non è dissenso, è prepotenza
Il decreto interviene anche su un’altra stortura: i blocchi stradali o ferroviari, organizzati con la scusa della protesta politica, diventano reati penali, punibili fino a due anni. Perché chi blocca l’autostrada non sta manifestando: sta danneggiando lavoratori, pendolari, ambulanti, gente normale che non può permettersi di perdere una giornata per colpa di chi gioca a fare la rivoluzione con la protezione dei media progressisti.
Stop alla cannabis light: i giovani non sono cavie
Con coraggio, il governo ha posto fine anche alla farsa della cannabis light. Niente più ambiguità: la commercializzazione e la produzione vengono vietate. I negozi che lucravano sull’ambiguità normativa, vendendo prodotti che inducono assuefazione e abbassano la soglia del rischio tra “light” e “pesante”, verranno chiusi. Una scelta di responsabilità verso le nuove generazioni, troppo spesso lasciate in balia di slogan libertari e interessi economici travestiti da “diritti”.
Un decreto che divide: da una parte il lavoro, dall’altra l’ideologia
Ovviamente, la sinistra si è stracciata le vesti: si parla di repressione, di svolta autoritaria, di attentato alle libertà. Ma la verità è che questo decreto fa esattamente ciò che i cittadini chiedono da anni: protezione, legalità, fermezza. Non toglie nulla a chi vive rispettando le regole. Ma finalmente toglie privilegi a chi da troppo tempo le sfrutta per delinquere impunemente.
Il governo Meloni non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. La sicurezza non è uno slogan, è un dovere dello Stato. E con questo decreto, l’Italia torna a essere un Paese dove chi sbaglia paga e chi serve la Patria viene rispettato.