Transnistria al buio: blackout e tensioni geopolitiche
4 Gen 2025 - Europa
La regione separatista filo-russa affronta una crisi energetica senza precedenti dopo lo stop al gas russo. Emergenza blackout e industrie ferme mentre Chisinau e Mosca si scambiano accuse.
Le origini della crisi
La Transnistria, regione separatista della Moldavia sostenuta da Mosca, si trova ad affrontare una grave crisi energetica dopo l’interruzione delle forniture di gas russo. Questa decisione è diretta conseguenza della mancata estensione dell’accordo di transito del gas attraverso l’Ucraina e dei ritardi nei pagamenti da parte del governo moldavo. Le forniture, che erano già sotto pressione a causa del conflitto in corso, sono state completamente interrotte, lasciando la regione in uno stato di emergenza.
Una popolazione abbandonata a sé stessa
Le autorità transnistriane hanno introdotto blackout a rotazione per gestire la crisi, mentre le industrie, un tempo motore economico della regione, sono state costrette a chiudere. “Non ci sono risorse energetiche sufficienti per garantire il funzionamento del settore industriale,” ha dichiarato Sergei Obolonik, ministro dello sviluppo economico della regione. La popolazione locale, già provata, è stata invitata a raccogliere legna da ardere per affrontare le rigide temperature invernali.
Tra i settori colpiti vi sono ospedali e servizi essenziali. Anche Tiraspol, capitale della regione, sta vivendo difficoltà senza precedenti, con interi quartieri privati di riscaldamento e acqua calda. Le autorità russe e transnistriane sottolineano come questa situazione sia stata aggravata dalla chiusura delle rotte di transito ucraine.
Una regione contesa e strategica
La Transnistria è una sottile striscia di terra situata tra la Moldavia e l’Ucraina, autoproclamatasi indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Sebbene non sia riconosciuta ufficialmente a livello internazionale, è di fatto controllata da un governo filo-russo e ospita una presenza militare russa permanente. Con una popolazione prevalentemente russofona e un’economia strettamente legata alla Russia, la regione è diventata un punto focale delle tensioni geopolitiche tra Mosca e l’Occidente, rappresentando una linea di faglia nel più ampio confronto tra Est e Ovest.
Le accuse di Chisinau
Il governo moldavo, guidato dal presidente filo-europeo Maia Sandu, ha accusato la Russia di usare il gas come arma geopolitica. Il premier Dorin Recean ha affermato che Mosca starebbe cercando di destabilizzare la Moldavia per riportare al potere forze filo-russe. Tuttavia, il Cremlino respinge le accuse, attribuendo la colpa del blocco a Kiev e al suo rifiuto di rinnovare l’accordo di transito.
È importante notare come Chisinau abbia già trovato soluzioni alternative, grazie alle importazioni di energia dalla Romania. Tuttavia, questa mossa, pur garantendo l’autosufficienza del governo moldavo, lascia la Transnistria completamente isolata e senza risorse.
Un dilemma geopolitico
La crisi evidenzia la precarietà della posizione della Transnistria, un territorio filorusso non riconosciuto a livello internazionale. Per oltre tre decenni, Mosca ha fornito sostegno economico e militare alla regione, rendendola un baluardo strategico nell’Europa orientale. Tuttavia, la recente situazione dimostra i rischi di un’isolamento crescente dovuto alle dinamiche del conflitto ucraino.
Il ruolo della Russia e le prospettive future
Nonostante le accuse di Chisinau, la Russia ha ribadito la sua disponibilità a cercare soluzioni per garantire la stabilità nella regione. L’uso del carbone nella centrale di Cuciurgan, pur essendo una misura temporanea, dimostra l’impegno della leadership transnistriana a fronteggiare la crisi.
Rimane, tuttavia, una domanda fondamentale: quale sarà il futuro della Transnistria in un contesto geopolitico sempre più complesso? Per ora, la regione continua a rappresentare una pedina chiave negli equilibri tra Mosca, Kiev e Chisinau, ma la strada verso una soluzione stabile appare ancora lunga e incerta.