Trump verso il ritiro delle truppe dalla Siria: cambia lo scacchiere del Medio Oriente
10 Nov 2024 - 1, Geopolitica
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca potrebbe segnare un nuovo capitolo per la presenza militare USA in Siria 🇺🇸: alleati preoccupati e scenari geopolitici incerti.
La rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha riacceso il dibattito sul futuro della presenza militare americana in Siria. Durante il suo primo mandato, Trump aveva già manifestato l’intenzione di ritirare le truppe statunitensi dal territorio siriano, decisione che aveva suscitato reazioni contrastanti sia a livello nazionale che internazionale. Con il suo ritorno alla Casa Bianca, emerge la questione se questa politica di disimpegno verrà ripresa e quali potrebbero essere le implicazioni geopolitiche di un eventuale ritiro.
Contesto storico della presenza militare statunitense in Siria
La presenza militare degli Stati Uniti in Siria ha avuto inizio nel 2014, con l’obiettivo dichiarato di combattere lo Stato Islamico (ISIS). Le forze americane hanno collaborato principalmente con le Forze Democratiche Siriane (SDF), una coalizione a guida curda, ottenendo significativi successi contro l’ISIS. Tuttavia, la presenza statunitense ha sollevato questioni legali e politiche, poiché non era stata autorizzata dal governo siriano né da una risoluzione specifica delle Nazioni Unite.
Le posizioni di Trump sul ritiro delle truppe
Già nel 2018, Trump aveva annunciato l’intenzione di ritirare le truppe dalla Siria, dichiarando la sconfitta dell’ISIS. Questa decisione aveva portato alle dimissioni del Segretario alla Difesa, Jim Mattis, e sollevato preoccupazioni tra gli alleati curdi, che temevano un attacco turco in assenza del supporto americano. Nonostante le critiche, nel 2019 Trump ordinò il ritiro di circa 1.000 militari dal nord della Siria, definendo la mossa “molto intelligente” e sostenendo che gli Stati Uniti non potevano essere coinvolti in conflitti infiniti.
Reazioni internazionali e implicazioni geopolitiche
La prospettiva di un ritiro americano ha suscitato preoccupazioni tra gli alleati regionali. Israele, ad esempio, teme che l’assenza degli Stati Uniti possa rafforzare l’influenza iraniana in Siria e destabilizzare ulteriormente la regione. Il premier israeliano Netanyahu si è congratulato con Trump per la sua rielezione, esprimendo la volontà di lavorare insieme per rafforzare le relazioni bilaterali e affrontare le sfide comuni.
D’altra parte, la Turchia vede un’opportunità per intensificare le operazioni contro le milizie curde nel nord della Siria, considerate da Ankara come organizzazioni terroristiche. Un ritiro americano potrebbe quindi portare a una nuova offensiva turca nella regione, con potenziali conseguenze umanitarie e politiche.