Vergarolla, la strage dimenticata: 78 anni di silenzio su una tragedia italiana
18 Ago 2024 - Approfondimenti Politici
Il 18 agosto 1946, un’esplosione devastante a Pola uccise oltre 100 italiani, tra cui molti bambini. Una strage silenziata dalla storia, ma che merita di essere ricordata per non ripetere gli errori del passato.
Agosto nessuna vacanza dalla memoria !
“Quando ci chiederanno cosa facciamo, dobbiamo rispondere: Noi ricordiamo. È così che vinceremo alla fine”. (Ray Bradbury, Fahrenheit 451).
Agosto, secondo il calendario della Repubblica italiana tempo di vacanze e di commemorazioni di tragedie; come noto la storia della Repubblicana italiana annovera nel periodo estivo la strage di Bologna (02 agosto 1980) e quella del treno Italicus (04 agosto 1974) che quest’anno sono stato ricordate con annessa polemica rivolta al governo di destra.
Certo a conferma di una memoria repubblicana che funziona a fasi alterne oggi ricorre un anniversario che al contrario degli altri risulta poco conosciuto e poco commemorato.
La prima strage della Repubblica italiana
Si tratta della prima strage della Repubblica italiana fondata il 02 giugno 1946 a seguito del referendum.
Ebbene, il 18 agosto 1946, alle 14.15 la spiaggia di Vergarolla, a Pola, era particolarmente affollata per le gare di nuoto organizzate dalla società nautica italiana Pietas julia.
All’improvviso una serie di esplosioni non accidentali di materiale bellico accatastato sull’arenile (mine che avrebbero dovuto essere private dei detonatori) provocò la morte di decine di italiani e centinaia di feriti.
Le vittime innocenti di Vergarolla
I morti in effetti furono almeno un centinaio, ma i cadaveri fatti a pezzi dalla detonazione non consentirono un’identificazione certa delle vittime. Un terzo circa erano bambini innocenti; tra essi i due figli del medico eroe Geppino Micheletti medico chirurgo dell’ospedale di Pola che continuò indefesso a operare i feriti dell’esplosione, anche dopo aver saputo che i suoi due figli, che erano in spiaggia in quel momento, erano morti e che di uno era rimasta solo una scarpina.
Un atto terroristico e le conseguenze
Fu la prima, e più grande, strage compiuta sul suolo italiano dopo la fine della seconda guerra mondiale; un atto terroristico contro gli italiani per farli andare via da quelle terre e annetterle alla Jugoslavia comunista.
L’ipotesi di un sinistro accidentale risulta assai poco credibile dato il contesto e risulta realistico che sia stata una vera e propria strage organizzata dall’OZNA i servizi segreti della Jugoslavia comunista.
Note del resto erano le mire del dittatore comunista Tito, che al confine orientale d’Italia attuò una pulizia etnica nei confronti degli italiani e di tutti coloro che potevano costituire un ostacolo ai suoi progetti.
L’esodo forzato e il silenzio delle democrazie occidentali
Dopo Vergarolla venne l’esodo da Pola, 28.000 su 31.000 abitanti; stessa amara sorte toccò a tutte le altre comunità Italiane di Istria, Dalmazia e Fiume per cui la strage suonò come la conferma che nessuna alternativa restava loro se non, come avrebbero sperimentato i pied noir franco-algerini, tra la valigia o la bara.
Il tutto nel silenzio-consenso delle democrazie occidentali ansiose di guadagnarsi la benevolenza del maresciallo Tito all’approssimarsi della guerra fredda.
Ricordare per non dimenticare
Oggi in tempi in cui le verità processuali sulle stragi vengono usate con fini strumentali e in cui si invoca il buon diritto e la buona fede delle democrazie occidentali a difendere il diritto all’autodeterminazione dei popoli è necessario più che mai ricordare i martiri italiani di Vergarolla e dell’Italia orientale.