Verso il Blocco Navale: L’Italia e la Missione Sophia tra Sfide Migratorie e Collaborazioni Internazionali
19 Set 2023 - Italia
Matteo Piantedosi, sostiene che il blocco navale potrebbe rientrare nel programma della premier Giorgia Meloni “se si completasse quello che era previsto dalla missione Sophia”, ha riacceso i riflettori su una questione spinosa che ha interessato l’Italia per anni: la gestione dei flussi migratori.
La missione Sophia, fermatasi prima di realizzare appieno i suoi obiettivi, aveva come intento la creazione di dispositivi congiunti di controllo in mare e la restituzione delle persone in partenza, in collaborazione con i paesi di destinazione, come potrebbe essere la Tunisia. Se portata a termine, avrebbe potuto culminare nel pieno esercizio del blocco navale. Tuttavia, il recente flusso di 200 imbarcazioni dall’area di Sfax solleva dubbi sulla capacità e la volontà della Tunisia di collaborare a pieno titolo.
Se da un lato è vero che la Tunisia ha dimostrato di collaborare, fermando o recuperando in mare decine di migliaia di persone dall’inizio dell’anno, dall’altro lato è essenziale che l’Europa sostenga l’Italia in questa sfida. Come ha evidenziato Piantedosi, il fenomeno migratorio ha subito cambiamenti, e pur avendo molte delle norme dei decreti sicurezza ancora in vigore, sono necessari ulteriori sforzi e azioni concrete a livello europeo.
Al centro della discussione vi è anche la questione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr). Piantedosi ha chiarito che questi centri sono parte di un quadro europeo che prevede la detenzione fino a 18 mesi per coloro che sono destinati all’espulsione. Tuttavia, è fondamentale che queste strutture siano affiancate da un piano adeguato. La collaborazione con il ministro Crosetto nella realizzazione di nuovi Cpr con l’ausilio del genio militare, mira a rafforzare la capacità dello Stato di rispondere efficacemente alle esigenze europee in materia di espulsioni.