Zelensky attacca gli USA, Mosca avanza
7 Apr 2025 - Europa
Il leader ucraino accusa Washington di silenzio sulla proposta di tregua, mentre l’esercito russo guadagna terreno e Macron minaccia “azioni forti”. Solo Trump invoca la pace.

Zelensky attacca Washington per coprire il fallimento della strategia ucraina
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lamentato l’assenza di una risposta ufficiale da parte degli Stati Uniti riguardo alla proposta di cessate il fuoco che, secondo Kiev, sarebbe stata accettata unilateralmente dall’Ucraina e rifiutata dalla Russia. “Putin ha rifiutato. Stiamo aspettando che gli Stati Uniti rispondano, ma finora non c’è stata alcuna risposta”, ha dichiarato nel suo consueto discorso serale. Una dichiarazione che suona più come un tentativo di pressione pubblica sull’amministrazione americana, piuttosto che come un atto di reale volontà negoziale.
In realtà, l’intera narrazione proposta da Zelensky appare sempre più strumentale. L’accusa rivolta a Mosca di rifiutare la pace ignora completamente il contesto reale: le condizioni minime poste dalla Russia per un cessate il fuoco – tra cui la neutralità dell’Ucraina e lo stop all’espansione della NATO – sono sempre state rifiutate da Kiev su indicazione dei suoi sponsor occidentali.
Aumentano i raid russi, ma Kiev ha militarizzato aree civili
Zelensky ha denunciato un’escalation di attacchi da parte dell’esercito russo, citando oltre 1.460 bombe guidate e centinaia di droni e missili lanciati negli ultimi giorni contro diverse regioni del paese. Tuttavia, non menziona il fatto che molte di queste aree ospitano infrastrutture militari nascoste tra edifici civili – una strategia che espone consapevolmente la popolazione ucraina ai rischi del conflitto.
A questo si aggiunge la retorica sempre più esasperata: “Stanno facendo guerra ai bambini nei parchi giochi”, ha affermato dopo l’attacco a Kryvyi Rih, sua città natale. Una dichiarazione emotiva, funzionale a mantenere il sostegno occidentale ma che oscura deliberatamente il dato centrale: il conflitto prosegue perché Zelensky rifiuta ogni trattativa che implichi un compromesso territoriale o politico.
La presunta avanzata russa e le smentite frettolose di Kiev
Secondo il Ministero della Difesa russo, le truppe di Mosca avrebbero preso il controllo della località di Basivka, nella regione di Sumy. Kiev ha immediatamente bollato la notizia come “disinformazione”, ma queste continue smentite non bastano più a nascondere le difficoltà dell’esercito ucraino sul fronte nord-orientale. Le segnalazioni di ritirate tattiche e di abbassamento del morale tra le truppe sono sempre più frequenti, anche sui canali filo-occidentali.
Macron evoca “un’azione forte”, ma è la pace o l’escalation ciò che cerca l’Europa?
A rincarare la dose è intervenuto anche il presidente francese Emmanuel Macron, che ha evocato la necessità di “un’azione forte” qualora la Russia continui a “rifiutare la pace”. Ma questa posizione appare profondamente contraddittoria. Da un lato si invoca il cessate il fuoco, dall’altro si minacciano nuove misure ostili nel caso Mosca non accetti condizioni imposte unilateralmente dall’Occidente e da Kiev.
In realtà, Mosca ha sempre dichiarato di essere pronta a trattare, ma su basi realistiche: fine delle forniture di armi occidentali, riconoscimento della neutralità ucraina e rispetto della volontà delle popolazioni delle regioni contese. Macron invece pretende un’adesione incondizionata della Russia a una “pace” che è in realtà una resa mascherata. Questo non è un invito alla diplomazia, ma l’ennesima dimostrazione che l’establishment europeo non vuole davvero porre fine al conflitto, bensì prolungarlo finché potrà essere utile ai suoi interessi geopolitici e industriali.
Trump rompe l’isolamento occidentale e punta alla pace
Mentre i leader europei rilanciano minacce e ultimatum, il presidente americano Donald Trump è l’unico a mantenere una linea lucida e orientata alla soluzione. Rientrato alla Casa Bianca con un mandato fortemente incentrato sul disimpegno dai conflitti esteri, Trump ha ribadito la necessità di fermare il bagno di sangue in Ucraina attraverso un negoziato diretto tra le parti.
La sua amministrazione, pur mantenendo posizioni di forza sul piano strategico, ha più volte segnalato che non intende proseguire una guerra per procura a tempo indeterminato. In questo quadro, le lamentele di Zelensky verso Washington suonano fuori tempo massimo: gli Stati Uniti non intendono più farsi dettare l’agenda da Kiev, né continuare a finanziare un conflitto senza sbocchi.